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'Lenzuola d'acqua', New York omaggia Maria Lai e Antonio Marras

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'Lenzuola d'acqua', New York omaggia Maria Lai e Antonio Marras

Prima tappa oltreoceano per l'installazione a quattro mani

CAGLIARI, 08 maggio 2025, 10:10

Redazione ANSA

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"Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte". Parlava così delle sue opere Maria Lai, l'artista di Ulassai scomparsa nel 2013, prima in Italia a dar vita all'arte relazionale.
    Conosciuta soprattutto per le sue opere tessili, definita dal critico Giorgio Di Genova come una poetica amanuense del cucito, non poteva non trovare intrecci con altre forme d'arte.
    Spicca il sodalizio che la legò profondamente allo stilista algherese Antonio Marras. Un legame che non è passato inosservato negli Stati Uniti: così dal 17 maggio al 28 luglio prossimo, Magazzino Italian Art, negli spazi del Robert Olnick Pavilion, espone per la prima volta l'installazione 'Llencols de aigua' (Lenzuola d'acqua), realizzata con Marras nel 2003 ad Alghero. L'opera di grandi dimensioni, che accompagna la prima retrospettiva negli Stati Uniti dedicata da Magazzino Italian Art all'opera di Maria Lai., A Journey to America, è composta da lunghi teli bianchi cuciti a mano, arricchiti da antiche camicie da notte ricamate con frasi raccolte dalla Lai durante un progetto didattico con bambini.
    L'installazione, che appartiene alla collezione privata di Marras, sarà posizionata nella sala isotropa del museo (progettata dall'architetto Alberto Campo Baeza), simbolo del Robert Olnick Pavilion: un cubo, perforato in ciascun angolo da finestre di forma quadrata che generano un flusso di luci e ombre in continua evoluzione.
    "L'incontro con Maria Lai - racconta Marras - ha segnato il mio approccio con l'arte e non solo. Per me ha significato una vera e propria svolta. Con lei ho avuto un rapporto speciale, una sintonia di interessi e di idee che continuano a vivere, immutati. Maria Lai è stata una presenza straordinaria nella mia vita. Mi ha dato la forza di parlare attraverso le immagini. Mi ha insegnato a vedere nelle cose ciò che non si vede".
    "Maria Lai - sottolinea Paola Mura, direttrice artistica di Magazzino Italian Art - concepiva l'arte come un intreccio di molti fili: estetici, etici, narrativi e relazionali. Le sue collaborazioni con Antonio Marras, tra tessuto e memoria, rivelano non solo il suo impegno nel dialogo, ma anche la convinzione che la creazione sia un atto plurale. Attraverso questi incontri, l'arte diventava, per Lai, non un oggetto finito, ma una conversazione in continuo divenire. Non collaborava per condividere la scena, ma per ampliare il palcoscenico. Con gli architetti costruiva spazi e memorie. Con i musicisti faceva cantare il filo. Con Antonio Marras, vestiva l'invisibile".
   

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