Il momento è stato cruciale per tutta
la storia della pittura europea: il ciclo delle storie di San
Matteo nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. È il
luglio del 1600 quando le tele vengono mostrate al pubblico: è
il debutto di Caravaggio in società, la sua prima opera
pubblica.
Una rivoluzione per la pittura, che si consuma in un tempo
brevissimo, in poche strade del centro di Roma, nel Rione Campo
Marzio, tra il Pantheon, Piazza Navona e Piazza del Popolo. E su
cui indaga il documentario Caravaggio a Roma: storia di una
rivoluzione, il lavoro di Luca Criscenti che andrà in onda in
prima serata mercoledì 26 marzo su Rai 5 all'interno del
programma ArtNight condotto da Neri Marcoré e poi disponibile su
Rai Play.
'Caravaggio a Roma: storia di una rivoluzione' è una produzione
della Galleria Borghese con il contributo del Dipartimento per
la Valorizzazione Culturale e della Direzione Generale Musei del
Ministero della Cultura, in collaborazione con Rai Cultura,
realizzata da Simona Garibaldi e Alessandro Sansoni per Lilium
Distribution.
Al centro del racconto, dunque, la genesi di questa
rivoluzione e la sua esplosione in quei pochi anni romani,
seguendo l'artista dagli anni della formazione al lavoro nelle
botteghe romane, dalle prime opere al trionfo delle scene sacre
della chiesa dei Francesi, di Santa Maria del Popolo, di
Sant'Agostino. Un percorso che comincia con l'Autoritratto in
veste di Bacco (Bacchino malato) della Galleria Borghese, passa
per il Ragazzo morso da un ramarro della National Gallery di
Londra, la Canestra di frutta della Biblioteca Ambrosiana di
Milano, il Concerto del Metropolitan Museum di New York, la
Santa Caterina d'Alessandria del Museo Thyssen-Bornemisza di
Madrid, la Giuditta e Oloferne della Galleria Nazionale d'Arte
Antica, Palazzo Barberini, per tornare alla Cappella Contarelli,
vero fulcro della narrazione. Accanto alle opere i documenti
d'archivio, che fanno emergere il carattere dell'artista e il
contesto in cui Caravaggio si muove, tra i vicoli di Campo
Marzio, le botteghe dei pittori, le osterie e i palazzi dei suoi
primi committenti: il Cardinal del Monte, Vincenzo Giustiniani,
i Mattei.
"Il documentario si incentra sul rapporto fra Caravaggio e
Roma, la città dove arrivò intorno al 1595, dove lasciò i suoi
capolavori e dove sempre volle tornare, nel corso degli ultimi
quattro anni di peregrinazioni nel sud dell'Italia e del
Mediterraneo" racconta Francesca Cappelletti, direttrice della
Galleria Borghese, che continua: "Caravaggio riuscì a
comprendere e a incarnare l'anima della città, antica, moderna e
universale, in cui il mondo antico fungeva da perenne monito al
trascorrere della gloria e della grandezza, in una ulteriore
esaltazione del potere non solo temporale, ma spirituale, del
pontefice. A Roma fa i suoi incontri fondamentali e la sua vita
si svolge fra gli spazi della taverna e quelli del palazzo, fra
le stanze di pittori e bottegai e i giardini, i cortili e le
collezioni dei suoi committenti. Una città che tiene insieme
l'alto e il basso e che per Caravaggio diventa uno scenario non
solo fisico ma mentale".
Entrambe curatrici della mostra Caravaggio 2025, assieme a
Cappelletti c'è anche Maria Cristina Terzaghi, professoressa
ordinaria di Storia dell'arte moderna presso l'Università Roma
Tre. Contributi anche dello storico Michele Di Sivo e dell'ex
Rettore di San Luigi dei Francesi Patrick Valdrini.
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