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Chi è il generale Almasri condannato per crimini di guerra. Le tappe della vicenda

Chi è il generale Almasri condannato per crimini di guerra. Le tappe della vicenda

Per la Corte penale internazionale, sotto il suo comando, nella prigione libica di Mittiga sarebbero state uccise 34 persone e violentato un bambino

ROMA, 31 gennaio 2025, 18:58

Redazione ANSA

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Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish atterra a Tripoli - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish atterra a Tripoli - RIPRODUZIONE RISERVATA

La vicenda del generale Nijeem Osama Almasri, la cui liberazione ha scatenato un caso politico e giudiziario fino all'iscrizione nel registro degli indagati per i vertici di governo, comincia a inizio gennaio.

6 GENNAIO - Il capo della polizia giudiziaria libica ha iniziato il suo viaggio per l'Europa, volando da Tripoli a Londra e facendo scalo all'aeroporto di Roma-Fiumicino. Dopo essersi trattenuto nella capitale britannica per sette giorni, il 13 gennaio Almasri si trasferisce a Bruxelles in treno e poi prosegue diretto in Germania, viaggiando in macchina con un amico.

16 GENNAIO - Durante il suo tragitto verso Monaco, viene fermato dalla polizia per un controllo di routine e gli agenti lo lasciano proseguire. Infine arriva a Torino in auto, per assistere a una partita della Juventus.

18 GENNAIO - Dodici giorni dopo l'inizio del viaggio del comandante libico in giro per l'Europa, la Corte penale internazionale - con una maggioranza di due giudici a uno - spicca un mandato d'arresto sul generale per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino a Tripoli, dal febbraio 2011. In quel carcere sotto il suo comando, secondo i documenti dell'Aia, sarebbero state uccise 34 persone e un bimbo violentato.

19 GENNAIO - Almasri, da poco arrivato a Torino, viene fermato e messo in carcere dalla polizia italiana

21 GENNAIO - Almasri viene rilasciato su disposizione della Corte d'Appello a causa di un errore procedurale: si è trattato di un arresto irrituale, perché la Corte penale internazionale non aveva in precedenza trasmesso gli atti al Guardasigilli Nordio. L'arresto non è stato "preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale; ministro interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito", si legge nell'ordinanza della corte di Appello di Roma, che dispone l'immediata scarcerazione. Poco dopo il suo rilascio, nello stesso giorno, il comandante libico è stato rimpatriato dall'Italia su un volo di Stato, prima di essere portato in trionfo da decine di suoi sostenitori che lo hanno accolto festanti.

La serie di eventi ha scatenato le accese proteste dell'opposizione e della stessa Corte penale internazionale, dopo aver visto sfumare la consegna di un uomo che voleva arrestare per crimini di guerra e contro l'umanità. "Stiamo cercando, e non abbiamo ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi compiuti", fa sapere la Corte Penale Internazionale.

23 GENNAIO - Il governo interviene ufficialmente per la prima volta, attraverso il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che al question time al Senato fornisce una prima risposta: una volta scarcerato su disposizione della Corte d'Appello, Almasri è stato "rimpatriato a Tripoli, per urgenti ragioni di sicurezza, con mio provvedimento di espulsione, vista la pericolosità del soggetto" e per il fatto che dal momento del rilascio "era 'a piede libero' in Italia".

Il governo contesta anche la tempistica riguardante la richiesta, l'emissione e l'esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico. Anche in queste ore la premier Giorgia Meloni ha fatto notare che il provvedimento è scattato dodici giorni dopo l'inizio del viaggio di Almasri in giro per l'Europa, quando il libico aveva già attraversato Regno Unito, Belgio e Germania superando i controlli. Nei mesi scorsi risulta essere stato anche in Francia, Olanda e Svizzera. 

28 GENNAIO - La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si reca da Mattarella per comunicargli l'iscrizione nel registro degli indagati e poi, in un messaggio sui social, annuncia di aver ricevuto un avviso di garanzia dal procuratore della Repubblica Francesco Lovoi "per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri, avviso inviato anche ai ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall'avvocato Luigi Ligotti".

29 GENNAIO - Salta l'informativa del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e del ministro della Giustizia Carlo Nordio sul caso Almasri.  Sospesi i lavori in Aula alla Camera e al Senato su richiesta delle opposizioni, che chiedono al governo di presentarsi a chiarire. Meloni fa sapere: 'Difenderò l'Italia, vado avanti'. 

31 GENNAIO -  Sulla questione interviene l'Ue, invitando i 27 a collaborare con la Corte penale internazionale: 'I mandati d'arresto vanno rispettati', dice un portavoce dell'esecutivo europeo.

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