Gli uomini autori di violenze "nel
90% dei casi arrivano nei nostri centri su ingiunzione del
Tribunale, perché sono stati denunciati dalle compagne o dalle
ex, su spinta degli avvocati: in caso di condanna possono avere
la sospensione della pena se seguono un percorso certificato. Si
sentono messi all'angolo, non vedono lo sbaglio fatto. Non tutti
però, alcuni poi con il percorso comprendono". A raccontarlo
all'ANSA è Antonella Ciccarelli, psicologa e criminologa,
coordinatrice del Centro Uomini Violenti (Cuav) di Ancona
gestito dall'associazione Polo9 e capofila degli altri Cuav
marchigiani. Nel 2020 i Cuav hanno seguito 220 uomini: "hanno
tra i 35 e i 56 anni, prevalentemente italiani - spiega
Ciccarelli -. La loro è una violenza di tipo relazionale, di
relazioni affettive stabili. Sono persone che hanno un progetto
di vita con la donna, hanno dei figli, un mutuo da pagare, una
casa. Vivono la denuncia come un tradimento. Non capiscono di
avere commesso un reato. Dicono 'ma io ho fatto tutto per lei,
non le ho fatto mancare nulla, cosa c'è che adesso non va
bene?'. La figura femminile non la vedono proprio". "Sono
persone - sottolinea Ciccarelli - che esprimono il ruolo di
partner con condotte violente e si meravigliano se la donna ad
un certo punto non lo accetta più. Condannano tutti lo stupro, i
femminicidi, ma non riconoscono la violenza economica che loro
stessi fanno in casa, quella psicologica e sessuale". Il
percorso al centro dura 40 ore (da gennaio salirà a 60), in
media otto mesi e si fanno lavori di gruppo dopo colloqui di
valutazione individuali. Finito il percorso viene rilasciato un
attestato di frequenza, ma presto si costruiranno delle griglie
di valutazione e si consiglia di rimanere in contatto con i
servizi sociali ad esempio, per non perdere quanto già
acquisito. Una percentuale minore è rappresentata da uomini che
arrivano spontaneamente al centro, senza denunce alle spalle e
senza condanne. in ogni Cuav ci sei tra psicologi, criminologi,
educatori. Le richieste di accesso sono in aumento e Ancona ha
già una lista di attesa di 14 uomini. Ma "non si può dire che
uscendo dal percorso non lo faranno più. Ci sono donne che poi
li riprendono anche in casa".
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