Anche il consulente tecnico
nominato dalla Procura di Bologna per analizzare le condizioni
psichiche di Giovanni Padovani ha concluso, così come i periti
dei giudici, per la piena capacità di intendere e di volere del
27enne accusato dell'omicidio della ex compagna Alessandra
Matteuzzi, uccisa il 23 agosto 2022 sotto casa, a colpi di
martello, panchina, calci e pugni.
La relazione di Alessio Picello, depositata in vista
dell'udienza di lunedì 20 novembre dove si discuterà proprio
della perizia dei tre specialisti nominati dalla Corte di assise
(Pietro Pietrini, Giuseppe Sartori, Cristina Scarpazza)
sottolinea come non sia clinicamente verosimile che l'imputato
fosse vittima di allucinazioni nel momento del delitto. Inoltre
Padovani, prosegue il consulente nominato dai pm Lucia Russo e
Francesca Rago, si mostra consapevole della natura antigiuridica
delle proprie azioni, cercando online Stati dove non siano
riconosciute le leggi italiane e in alcune chat sembra
prospettare a proprio vantaggio la scriminante dell'infermità.
La perizia psichiatrica ha anche segnalato una tendenza a
simulare sintomi psichici da parte di Padovani. Con questo
punto, invece, non concordano i consulenti della difesa
(avvocato Gabriele Bordoni): Alessandro Meluzzi, Cinzia Gimelli
e Irina Chipcia ritengono che le conclusioni dei periti tendano
a confermare un'ipotesi già presente in partenza. A loro avviso
emergerebbe piuttosto un quadro clinico con psicosi,
allucinazioni visive e uditive e parlare di simulazione sarebbe
immotivato e lesivo delle condizioni cliniche.
I consulenti degli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio
Petroncini, difensori dei familiari della vittima, condividono,
infine, le conclusioni dei periti sull'esistenza della capacità
di intendere e di volere. Sergio Isacco e Marco Samory, tra
l'altro, segnalano la capacità di controllare il proprio
comportamento e di pianificazione da parte di Padovani, oltre al
fatto che i sintomi iniziarono almeno cinque mesi dopo
l'omicidio.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA