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Mafia: Mori; pentito, Provenzano disse che era protetto

Mafia: Mori; pentito, Provenzano disse che era protetto

PALERMO, 13 maggio 2015, 12:14

Redazione ANSA

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"Bernardo Provenzano, che ho ospitato durante la latitanza a casa di mia suocera, mi disse che era protetto da politici e da un potente dell'Arma. E aggiunse 'meglio uno sbirro amico che un amico sbirro'".
    Lo ha detto il pentito Stefano Lo Verso, deponendo al processo d'appello, per favoreggiamento aggravato, al generale dell'Arma Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, entrambi assolti in primo grado.
    I militari sono accusati di avere fatto fuggire il capomafia latitante Bernardo Provenzano, nel '95, pur essendo a un passo dalla sua cattura.
    Il collaboratore di giustizia , vicino alla famiglia mafiosa di Ficarazzi, ha raccontato di avere nascosto il padrino di Corleone nel gennaio del 2004, di avergli fatto da autista e di avergli procurato farmaci per la cura del tumore alla prostata.
    Secondo Lo Verso il boss si sarebbe potuto arrestare già nel 2005, un anno prima della cattura, quando Lo Verso accennò all'intenzione di pentirsi, ma venne sottoposto a cure psichiatriche. Il pentito ha anche sostenuto di avere capito che Provenzano non si fidava di Luigi Ilardo, boss nisseno diventato confidente dei carabinieri che avrebbe dovuto portare il Ros di Mori sulle tracce del latitante.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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