Il 49% delle imprese in Sardegna
ritiene peggiorata la sicurezza rispetto all'anno precedente. Il
29% ha subito almeno un crimine (furto, rapina, danneggiamento,
estorsione), il 36% ha dovuto modificare la propria attività
per difendersi da minacce, mentre il 41% ha rinunciato a
investimenti o espansione proprio per i timori legati alla
sicurezza. Sul fronte dell'abusivismo commerciale invece, il 56%
delle aziende segnala numeri in crescita.
Sono i dati emersi dal report 'Sud e Isole', presentato a
Cagliari durante la dodicesima giornata 'Legalità, ci piace',
l'iniziativa nazionale di Confcommercio dedicata alla diffusione
della cultura della legalità economica. Cagliari e hinterland
registrano un alto tasso di furti e danneggiamenti. Nelle zone
costiere turistiche invece, si riscontra una forte presenza di
contraffazione e commercio abusivo, mentre nelle aree interne
preoccupano gli episodi di microcriminalità legati al disagio
socioeconomico.
Secondo le stime dell'organizzazione di categoria,
l'illegalità nel terziario costa alle imprese sarde centinaia di
milioni di euro ogni anno, colpendo non solo il fatturato
diretto ma anche la fiducia degli investitori e la crescita. "I
dati che presentiamo oggi parlano chiaro: le imprese del
terziario continuano a subire le conseguenze dell'illegalità -
sottolinea il presidente di Confcommercio Sud Sardegna Alberto
Bertolotti -. Siamo pronti a fare la nostra parte, ma serve uno
sforzo comune per riportare fiducia, regole e concorrenza leale
sul mercato. La sicurezza è un diritto e una condizione per
investire, creare lavoro e innovare".
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