Fare di Turi, in provincia di Bari,
una capitale della cultura nel nome di Gramsci, un riferimento
per gli studi sul suo pensiero e sul valore dell'antifascismo. E
riconoscere la casa di reclusione del Comune pugliese, nella
quale furono imprigionati molti partigiani fra i quali Gramsci e
Sandro Pertini, patrimonio culturale del Paese. Sono le due
proposte, avanzate dal sindaco, Giuseppe De Tomaso, e dalla
segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, in occasione
della giornata promossa dal sindacato con Spi e Osservatorio
regionale sui neofascismi per celebrare con qualche giorno di
anticipo l'80esimo anniversario della Liberazione dal
nazifascismo. Una delegazione ha anche visitato quella che fu la
cella di Gramsci.
La scelta di Turi, e del suo carcere, non è stata casuale:
"Abbiamo tenuto fede all'invito di Calamandrei - ha spiegato
Bucci - e cioè di andare in pellegrinaggio sui luoghi dove è
nata la Costituzione. Anche nelle carceri dove furono
imprigionati i partigiani. E qui furono reclusi due grandi
uomini liberi, due intellettuali e antifascisti dai destini
differenti, come Gramsci e Pertini". Bucci ha proposto quindi il
riconoscimento per il carcere, "un palazzo ottocentesco
attraversato da un pezzo di storia importante del Paese, con la
presenza dei uno dei più grandi intellettuali della storia
italiana e del partigiani medaglia d'oro e poi costituente e
presidente della Repubblica". L'obiettivo è chiedere "che lo
Stato inserisca questo luogo nella geografia del patrimonio
monumentale e immateriale della cultura italiana".
Quanto alla celebrazione anticipata del 25 aprile, Bucci ha
ricordato come non sia "stanco memoriale. Il nostro impegno
quotidiano di riaffermazione dei valori della lotta antifascista
e della costituzione attraversa le mobilitazioni per un lavoro
dignitoso, contro derive autoritarie, a difesa di diritti
fondamentali come quello alla salute e all'istruzione".
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