Il Kosovo celebra oggi il 17/mo
anniversario della proclamazione di indipendenza dalla Serbia in
un'atmosfera che non è certo trionfale, fra le critiche
crescenti a Pristina da parte di Ue e Usa per azioni unilaterali
e non concordate a danno seri serbi locali, e in una situazione
di prolungato stallo nel dialogo con Belgrado. Un anniversario
che giunge a una settimana dalle elezioni parlamentari, segnate
sì dal succeso del partito di maggioranza 'Vetevendosje'
(Autodeterminazione) del premier Albin Kurti, che tuttavia non
ha la maggioranza necessaria a governare da solo come avvenuto
finora, e che dovrà cercarsi degli alleti per un nuovo governo.
In una seduta celebrativa tenuta oggi dal governo, Kurti ha
espresso gratitudine e onore per "tutti coloro che si sono
sacrificati per la libertà" del Kosovo, un Paese a suo dire che
"è oggi è più forte e vitale che mai, non solo perchè abbiamo
investito nella sicurezza e nella difesa ma anche perchè abbiamo
rafforzato le istituzioni democratiche e normalizzato il loro
funzionamento". "L'economia cresce anno dopo anno, rapidamente e
in modo sostenibile", ha aggiunto il premier. Da parte sua la
presidente Vjosa Osmani ha affermato che in questa giornata si
commemora il "sacrificio secolare del popolo" per la libertà e
l'indipendenza. "Andremo avanti, perchè non c'è nulla che possa
fermare la nostra repubblica libera, indipendente, sovrana ed
eterna", ha aggiunto la presidente. Per l'anniversario
dell'indipendenza alla dirigenza di Pristina sono giunti
messaggi di congratulazioni da numerosi leader internazionali,
compresi i presidenti Sergio Mattarella e Donald Trump. E nel
corso della giornata odierna sono in programma vari eventi
celebrativi, compresi una parata degli effettivi della Forza di
sicurezza del Kosovo e un concerto solenne. Nonostante la
conferma dell'appoggio alla sovranità e indipendenza proclamata
17 anni fa, Usa e Ue negli ultimi tempi hanno intensificato le
critiche alla dirigenza di Pristina per aver adottato misure e
decisioni in modo unilaterale senza consultarsi con gli alleati
occidentali. Misure riguardanti in larga parte l'abolizione e lo
smantellamento di quelle che vengono considerate 'strutture
parallele illegali' che Belgrado mantiene in Kosovo. E' stato in
particolare messo al bando il dinaro serbo nelle regioni a
maggioranza serba e sono state smantellate e chiuse istituzioni
e servizi legati all'amministrazione serba - filiali di banche,
uffici postali, rappresentanze sindacali e di assistenza
previdenziale. Spetterà al nuovo inviato speciale Ue Peter
Sorensen riavvivare il dialogo fra Belgrado e Pristina, che da
mesi è praticamente fermo e bloccato per la distanza che permane
fra le parti. A cominciare dalla Comunità delle municipalità a
maggioranza serba in Kosovo, prevista dagli accordi e chiesta a
gran voce da Belgrado, ma di cui Pristina non vuol sentir
parlare. Diversità di posizione permane anche sul numero di
Paesi che hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo - per
Pristina sarebbero 117 (sul totale di 193 stati dell'Onu), per
Belgrado sarebbero invece meno di 90. Regione meridionale della
Serbia a maggioranza albanese, il Kosovo proclamò l'indipendenza
il 17 febbraio 2008, che non è riconosciuta - oltre che dalla
Serbia - da Russia, Cina e cinque stati membri della Ue (Spagna,
Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro). A riconoscere il Kosovo
sono le maggiori potenzse occidentali, compresi Stati Uniti e
Italia. Nonostante il suo status incerto e la sua non
appartenebza alle Nazioni Unite, il Kosovo è stato ammesso a
varie organizzazioni internazionali quali Banca mondiale, Fmi,
Bers, Cio, Fifa, Uefa
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