Il Pil reale delle Marche si contrarrebbe di circa lo 0,20% nel 2025 e dello 0,25% negli anni successivi, con flessione significativa sulle esportazioni e sui consumi delle famiglie. Dunque, ripercussioni sia interne che esterne. Questo gli effetti potenziali generalizzati stimati dai professori Claudio Socci, Stefano Deriu, Rosita Pretaroli, Francesca Severini, Ludovica Almonti, Eduardo Moreno Reyes dell'Università degli Studi di Macerata che hanno studiato i possibili risvolti regionali dei dazi al 25% annunciati dall'Amministrazione Trump. Le esportazioni verso i mercati statunitensi rappresentano circa il 3% del Pil reale regionale, mentre le importazioni si limitano ad avere un peso pari allo 0,4%. Le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano circa il 9% delle esportazioni totali e si concentrano nei prodotti legati al settore secondario.
Una eventuale imposizione dei dazi condurrebbe a un incremento del prezzo dei beni, corrisposto dagli importatori statunitensi, che potrebbe tradursi in una contrazione della domanda estera per i prodotti ottenuti sul territorio marchigiano. Da un punto di vista esterno, vale a dire dell'export regionale verso gli Usa, i dazi produrrebbero una marcata diminuzione in alcuni settori chiave dell'economia marchigiana: industria farmaceutica che esporta il 12,9%; attività metallurgiche 15,2%, comparto del legno e tessile; prodotti alimentari, bevande e tabacco che vale complessivamente il 10,2%. Ma vi è anche un risvolto interno alla Regione.
"La riduzione della domanda innesca effetti anche dal lato della produzione e quindi della domanda di lavoro e dei profitti con conseguenze sul reddito disponibile delle famiglie e delle società. La contrazione del reddito disponibile dei settori istituzionali privati genera ripercussioni sul risparmio e di conseguenza sugli investimenti, che subiscono un calo per effetto indiretto dello 0,14% nel 2025", si legge nello studio, innescando dunque, una spirale: "Il minor valore aggiunto generato, sia per i redditi da lavoro che per i redditi da capitale e da impresa, comporta una contrazione del reddito primario attribuito alle famiglie e alle società. La contrazione del reddito regionale si riflette in un calo delle entrate tributarie. La riduzione del reddito disponibile delle famiglie e delle società si ripercuote altresì sulla formazione della domanda finale per beni di consumo e di investimento. Questo effetto indotto sul reddito acuisce l'impatto e tende a propagare la contrazione della domanda anche a quei comparti non interessati dai dazi". Uno scenario possibile, al quale, occorrerebbe rispondere, valutando "eventuali misure mirate di sostegno per mitigare gli effetti negativi e favorire una ripresa equilibrata nei diversi comparti produttivi", suggeriscono gli studiosi dell'ateneo di Macerata.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA