Confermati dall'Arpam i dati sulla qualità dell'aria nella notte tra il 21 e il 22 marzo, in base ai quali l'incendio di venerdì sera all'interno della raffineria Api di Falconara Marittima "non ha comportato picchi di concentrazione di inquinanti nell'abitato di Falconara". I dati, anticipati durante la riunione di sabato in Prefettura post-incendio, sono stati inviati in forma ufficiale al Comune di Falconara nel pomeriggio di oggi, dopo essere stati validati.
Nella relazione dell'Arpam è preso in considerazione l'intervallo di tempo che va dal 19 al 23 marzo, per una analisi che possa prendere in considerazione il periodo precedente l'incendio ed eventuali ricadute avvenute dopo 48 ore dall'evento. Analizzati i livelli di benzene, Pm10, Pm2,5 e idrocarburi totali non metanici (NMHC) e messi a confronto i valori di diverse centraline, anche quelle di Chiaravalle oltre alle tre di Falconara (Scuola, Acquedotto, Falconara Alta), in base ai agli analizzatori presenti per i diversi inquinanti.
Dall'analisi di ogni singolo inquinante, il valore del benzene "presenta oscillazioni tipiche giornaliere e i limiti stabiliti dalla normativa sono rispettati. Durante l'incendio i valori misurati sono stati addirittura inferiori a quelli registrati nelle ore precedenti" afferma l'Arpam. Quanto alle polveri sottili Pm10, rilevate dalle centraline di Falconara Alta e Falconara Scuola che forniscono la concentrazione media giornaliera, i dati raccolti da entrambe sono stati «ben al di sotto del limite giornaliero previsto dalla normativa» di 50 microgrammi per metro cubo. Le concentrazioni di Pm2,5 «presentano oscillazioni giornaliere tipiche del periodo" e "i valori degli idrocarburi totali non metanici presentano oscillazioni giornaliere tipiche della zona".
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