La difesa di Igli Meta, ventenne albanese condannato all'ergastolo per l'omicidio di Ismaele Lulli, 17 anni, di Sant'Angelo in Vado (Pesaro Urbino), ha chiesto una 'super perizia' medico legale per dimostrare che non fu il proprio assistito a sferrare le coltellate fatali al collo della vittima il 19 luglio 2015. La richiesta è arrivata nel processo in Corte d'assise d'appello ad Ancona in cui è imputato anche il coetaneo e connazionale Marjo Mema a cui vennero invece inflitti 28 anni e quattro mesi.
Per la sentenza o la disposizione di una nuova perizia si dovrà attendere fino al 30 maggio prossimo. In aula erano presenti i due imputati, entrambi detenuti. Per loro il pm Irene Lilliu ha chiesto l'ergastolo, contestando le aggravanti della premeditazione e delle sevizie. Sulla stessa linea le parti civili secondo cui il delitto fu premeditato. Una tesi respinta dai difensori. I legali di Mema sostengono l'assenza di complicità nel delitto. L'avv. Carlo Taormina (codifensore di Meta) farà la sua arringa il 30 maggio.
Delusione tra gli amici e parenti della vittima tra cui la madre Debora, presente in aula, che sperava in una decisione in giornata. Al processo hanno assistito anche concittadini e famigliari del giova ucciso alcuni dei quali indossavano una maglietta con la scritta 'Giustia per Ismaele'. La difesa di Meta, che uccise Lulli per una presunta relazione avuta con la sua fidanzata Ambera Salji, ha sollevato dubbi sulla ricostruzione del delitto e vorrebbe dimostrare con la perizia che non fu Meta ma Mema a uccidere Ismaele: Meta stava dietro alla vittima mentre, secondo i difensori, le coltellate fatali sarebbero state inferte da davanti.
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