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Il gip che archiviò l'inchiesta del 2017: 'Indizi smontati'

Il gip che archiviò l'inchiesta del 2017: 'Indizi smontati'

Il perito: 'Il dna non utile per l'identificazione, non c'è più materiale'

GARLASCO (PAVIA), 13 marzo 2025, 18:45

Claudio Bressani

ANSACheck
Delitto di Garlasco, le tappe della vicenda fino al 2017 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Delitto di Garlasco, le tappe della vicenda fino al 2017 - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'eventuale compresenza di tracce genetiche riconducibili ad Andrea Sempio sulle unghie di Chiara Poggi deve essere accertata dai raffronti con il campione di Dna prelevato al nuovo indagato. Ma poi gli inquirenti dovranno superare un altro scoglio, quello della potenziale rilevanza di quelle tracce come univoco elemento indiziario. Un tema già affrontato e risolto negativamente nel 2017 dal gip di Pavia Fabio Lambertucci, nella prima ordinanza di archiviazione.


    "Tracce del Dna di Sempio - scriveva il giudice - ben potevano posizionarsi sulle unghie di Chiara Poggi in via mediata per il fatto che entrambi usavano un computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera". Sul punto, il 10 febbraio 2017 i pm dell'epoca avevano sentito Marco Poggi, che aveva dichiarato: "Quando Andrea veniva da me passavamo il tempo a giocare ai videogiochi, sul computer nella camera di Chiara in uso a tutta la famiglia. Sono sicuro che anche Andrea abbia giocato usando la tastiera e il mouse del computer. Usavamo anche la sedia della scrivania di Chiara e magari qualcuno si sedeva sull'angolo del letto, se eravamo più amici". "Tale circostanza, emersa già all'epoca - avevano commentato la pm Giulia Pezzino e il procuratore aggiunto Mario Venditti nella richiesta di archiviazione - fornisce una spiegazione del tutto plausibile all'eventuale ritrovamento di un quantitativo minimo di materiale genetico astrattamente riconducibile, anche solo parzialmente, ad Andrea Sempio".

    "L'eventuale compresenza di irrilevanti quantitativi di materiale genetico di Andrea Sempio, verosimilmente mescolato a materiale genetico appartenente ad altri soggetti di genere maschile, non assume alcuna valenza probatoria", concluse la Procura di Pavia nel 2017, che per altro escludeva "categoricamente l'opportunità di effettuare ulteriori accertamenti genetici, che non potrebbero che rivolgersi ad una ennesima rivalutazione dei risultati enucleati nella perizia De Stefano", il genetista nominato dalla corte d'assise d'appello nel processo bis che portò alla condanna di Stasi.
    E proprio il professor Francesco De Stefano oggi ribadisce quanto accertò allora. "Il Dna raccolto era scarso e degradato e non consentiva di definire un'ipotesi di identità". E dunque cosa è cambiato oggi? "Non so come abbiano fatto questa nuova interpretazione - risponde - anche perché materiale non ce n'è più, ma in ogni caso le tracce a disposizione non erano utili per una identificazione. "L'unico dato scientificamente accertato - conclude - fu la presenza di Dna maschile, il cromosoma Y, uguale in tutti i soggetti imparentati in via patrilineare". 

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