E' stata condannata a due anni e
due mesi una parrocchiana di 72 accusata di avere perseguitato
un prete di 55 anni seguendolo da Padova fino a Bologna e poi a
Genova. La donna (difesa dall'avvocato Antonio Rubino) è
accusata di atti persecutori ed è stata già condannata in via
definitiva dai giudici del tribunale bolognese per le precedenti
persecuzioni nei confronti dell'uomo e calunnia.
Alla scorsa udienza aveva testimoniato anche l'arcivescovo di
Genova Marco Tasca. Il diacono aveva raccontato nei dettagli
quanto subisce da anni. "Ero costretto a nascondermi. Non potevo
sopportare tutto questo, mille chiamate sul telefono del
convento". Per aiutarlo, nel convento di San Francesco di Albaro
a Genova, dove la donna lo ha seguito dopo il trasferimento del
2021, avevano anche installato un macchinario che bloccava le
chiamate. L'incubo per il prete era iniziato nel 2015, quando
era nella Basilica di Sant'Antonio a Padova. La donna,
parrocchiana, gli aveva confidato di essere malata, di avere
solo quattro mesi di vita. Lo aveva convinto a darle il suo
numero di telefono per avere conforto spirituale e pregare ma da
quel momento per il diacono è iniziato l'incubo. Dopo un anno di
messaggi ambigui il prete chiede e ottiene il trasferimento e da
Padova va a Bologna. Ma la donna lo rintraccia e continua con le
molestie telefoniche. Non solo. Sentendosi respinta lo accusa di
averla violentata e lo denuncia in procura e alle autorità
ecclesiastiche oltre a pubblicare le accuse sui social. Il prete
inizia a stare male tanto da finire da uno psicologo per essere
aiutato a superare lo stato d'ansia. Il prete, nel frattempo, si
trasferisce a Genova, nella parrocchia di San Francesco di
Albaro dove, il 21 settembre 2021 si presenta la donna che
inizia a chiamare giorno e notte la parrocchia per potere
incontrare il sacerdote.
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