A Roma, nella cornice suggestiva della Galleria del Bufalo, inaugura il 16 maggio la mostra “Superficiale. Oltre la percezione”, collettiva di scultura contemporanea che raccoglie i lavori di cinque artisti italiani emergenti. L’esposizione, che resterà aperta fino al prossimo 31 maggio, invita a interrogare la forma non come pura apparenza, ma come soglia sensibile, spazio di tensione tra il visibile e l’intuibile.
Cinque percorsi differenti, cinque poetiche della materia che si confrontano con il corpo, la figura, la presenza. Ne nasce una riflessione sul concetto di “superficie” che rovescia la sua accezione più comune: non confine superficiale, ma pelle che respira, primo contatto con il mondo, luogo dove la percezione si attiva.
I cinque artisti
Bruno Melappioni costruisce figure aeree in fil di ferro che sembrano fluttuare nello spazio: strutture leggere ma cariche di intensità, sospese tra disegno e scultura, tra vuoto e presenza. Le sue opere non occupano lo spazio, lo attraversano con grazia e silenzio.
Andrea Gandini, già noto per i suoi interventi urbani sui tronchi degli alberi, propone volti scolpiti nel legno che sembrano emergere direttamente dalla materia, come visioni affiorate dalla memoria collettiva. Una scultura che non impone, ma rivela.
Irene Messia lavora il marmo come un linguaggio di pensiero. Le sue figure, essenziali e sospese, non descrivono ma interrogano. La sua ricerca è profondamente filosofica: la forma non è risposta, ma domanda scolpita.
Virginia di Nunzio plasma la ceramica in forme archetipiche, corpi raccolti e senza tempo, capaci di evocare miti antichi e inquietudini contemporanee. La superficie delle sue sculture è viva, porosa, umana.
Chiude il percorso espositivo Alessandro Cardillo, alla sua prima mostra pubblica. Fratello del celebre scultore Jago, Cardillo si muove in un territorio ancora poco esplorato: quello della scultura digitale. Le sue opere, create interamente in modellazione 3D, sono forme pienamente scultoree, pur non esistendo (ancora) nella materia. Corpi digitali, sospesi in uno spazio virtuale, che parlano di identità, mutazione, trasparenza. Una ricerca originale e promettente, che inaugura un nuovo capitolo nel dialogo tra arte e tecnologia.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA