Come sono cambiati i sistemi di
rappresentazione dell'architettura negli ultimi 100 anni? In che
modo la tecnologia, in tutte le sue varie fasi, è entrata nella
rappresentazione e nella concezione dello spazio? Al Maxxi dal
18 aprile apre la collettiva "Stop drawing. Architettura oltre
il disegno", il nuovo progetto del dipartimento di Architettura
e Design contemporaneo diretto da Lorenza Baroncelli, una mostra
ideata e curata da Pippo Ciorra che indaga sui mutamenti nel
mondo dell'architettura e degli strumenti necessari per
produrla, rappresentarla, comunicarla.
Dalla matita al computer, dall'analogico al digitale sapendo
che è nel mezzo di questi due estremi che si declina il maggior
numero di rappresentazioni del pensiero spaziale, del valore che
si attribuisce al mezzo come messaggio. È un viaggio tra il XX e
XXI secolo che racconta come è cambiata la rappresentazione
dello spazio insieme alle idee che esso rappresenta; un viaggio
anche che, dice Baroncelli, grazie al lavoro di Ciorra "non ci
spaventa: non è vero che la tecnologia ci sta dominando ed
asservendo, facendoci immaginare che la vita nel futuro non
potrà essere che nel metaverso o in uno spazio virtuale. Questa
mostra ci fa vedere come esista anche un fortissimo ritorno al
disegno come una fortissima necessità al radicamento nella
realtà di tutti i giorni".
"Oggi l'architettura tende come tutte le cose del nostro
mondo a polarizzarsi a decostruirsi e quindi quella parte del
disegno, che era la parte visiva dell'architettura, deve ora
misurarsi con la questione tecnologica, digitale, con la
simulazione, con la realtà virtuale e aumentate. Ma c'è anche
un'altra parte dell'architettura che indaga nel suo rapporto con
la società. E poi c'è un'altra parte ancora dell'architettura
che si avvicina molto di più all'arte: di quegli architetti che
dicono, 'se non ci fanno costruire il mondo allora quantomeno
difendiamo la nostra prerogativa di artisti'", sintetizza
Ciorra.
'Stop drawing' inizia infatti con l'esposizione del grande
patrimonio di disegni autoriali della Collezione Architettura
del Maxxi, passa per la sezione digitale che racconta il
pionieristico Generator Project (1978-1980) di Cedric Price &
John Frazer, passa anche attraverso gli "atti architettonici" di
archistar come Frank Gehry, Enric Miralles e Benedetta
Tagliabue, Frida Escobedo, il visionario Olafur Eliasson, e poi
Gordon Matta Clark, Cyprien Gaillard, Philippe Rahm o Hans
Hollein. E finisce con un punto a capo: con quei "soldati" che
si sono fatti custodi di un'eredità ideologica e artistica, che
difendono il disegno tradizionale e ne fanno metodo di scelta
consapevole. Sono artisti del disegno concettuale come Jorinde
Voigt, architetti visionari e appassionati come Jo Noero,
Atelier Bow-Wow, Jimenez Lai (Bureau Spectacular), Maria
Giuseppina Grasso Cannizzo e Campo.
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