BRUXELLES - Riunione informale a Varsavia dei ministri del Consiglio Ue Ecofin domani e dopodomani, con la presenza per l'Italia di Giancarlo Giorgetti, per affrontare soprattutto due temi centrali: le implicazioni macroeconomiche della guerra commerciale e il finanziamento della difesa europea. "L'umore è abbastanza positivo dopo l'annuncio del presidente statunitense Donald Trump di una sospensione di 90 giorni" dei nuovi dazi che minacciavano l'Europa, ha spiegato un funzionario europeo.
"Non siamo qui per una guerra commerciale, siamo qui per rendere la cooperazione economica con gli Stati Uniti il più agevole possibile e questi 90 giorni ci lasciano la possibilità di estendere le discussioni con gli americani", ha affermato. Ora "dovremo essere come un Buddha: calmi, concentrati e avere una risposta strategica", ha aggiunto. Domani mattina a Varsavia l'Eurogruppo discuterà "dell'impatto macroeconomico del commercio", mentre nel pomeriggio si terrà una sessione con i banchieri centrali per valutare i potenziali impatti sui mercati finanziari.
La giornata si chiuderà con una cena informale. I lavori di sabato all'Ecofin informale saranno invece dedicati al finanziamento della difesa europea, con la presentazione del documento redatto dal think tank Bruegel, che secondo il funzionario Ue potrebbe essere "provocatoria". "e proprio questo il bello degli Ecofin informali: si possono avere discussioni più provocatorie ispirate dagli intellettual, riferisce la fonte. Il documento propone tra l'altro la creazione di un Meccanismo Europeo di Difesa: un'istituzione simile al Meccanismo Europeo di Stabilità, basata su un trattato intergovernativo, che sarebbe chiamata ad occuparsi di appalti e di pianificare congiuntamente la fornitura di facilitatori strategici in aree specifiche, con la capacità di finanziarli.
Gli autori del documento del Bruegel, chiesto dalla presidenza polacca di turno alla guida del Consiglio Ue, sono Guntram Wolff, Armin Steinbach e Jeromin Zettelmeyer ('The governance and funding of European rearmament'). Analizzano le sfide e propongono soluzioni per affrontare l'urgente necessità di riarmo dell'Europa, aggravata dalla crescente minaccia rappresentata dalla Russia e dal ridotto impegno degli Stati Uniti nel garantire la sicurezza europea. Il mercato europeo della difesa è fortemente frammentato, caratterizzato da un'eccessiva "preferenza nazionale negli acquisti", si segnala. Sono bassi volumi di ordini ed esistono carenze tecnologiche significative rispetto agli Stati Uniti.
Tale frammentazione è dovuta principalmente al fatto che i singoli Paesi europei hanno tradizionalmente fatto affidamento sulla protezione statunitense, limitando così la propria capacità industriale militare autonoma. "Una maggiore cooperazione è essenziale per ridurre i costi e colmare le lacune tecnologiche", affermano, proponendo dunque due strade principali per intensificare gli sforzi dell'Unione Europea. La prima è un approccio incrementale, con il potenziamento delle istituzioni esistenti come l'Agenzia Europea per la Difesa (Eda) e la Cooperazione Strutturata Permanente (Pesco), e l''espansione degli strumenti finanziari già esistenti, simili al Sure.
Un approccio trasformativo potrebbe invece prevedere la creazione di un nuovo 'Meccanismo Europeo di Difesa', un'istituzione intergovernativa simile al Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), con il compito di centralizzare l'acquisto congiunto di attrezzature militari e pianificare la realizzazione di "abilitatori strategici" come satelliti militari o sistemi di difesa aerea avanzati. Gli autori preferiscono il Meccanismo, che garantirebbe una maggiore integrazione del mercato della difesa europeo, una gestione finanziaria efficiente di progetti su larga scala e la possibilità di includere Stati democratici non Ue come il Regno Unito, dando al contempo la possibilità a Paesi con minore interesse politico o vincoli costituzionali di rimanerne fuori.
"Come altre istituzioni multilaterali nate in momenti storici cruciali, il Meccanismo europeo di difesa potrebbe essere il risultato duraturo di un momento di volontà politica in grado di superare divisioni nazionali, inerzia burocratica e interessi particolari", si sostiene ancora nello studio. Consentirebbe inoltre un significativo abbattimento dei costi unitari di produzione grazie alla scala e alla concorrenza, rendendo sostenibile un rapido riarmo dell'Europa in un contesto internazionale sempre più complesso.
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