Un dialogo ideale tra due capolavori del Rinascimento italiano che hanno in comune la meditazione sul corpo esanime di Gesù: il Compianto sul Cristo morto del veneziano Giovanni Bellini e il Cristo morto sorretto da angeli del maestro vercellese Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma.
È quello cui potranno assistere i visitatori del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo che ospita l'esposizione promossa dai Musei Vaticani e curata dal Reparto per l'Arte dei secoli XV-XVI.
La mostra si inserisce nel tempo liturgico della Quaresima e della Pasqua: una scelta non casuale poiché le due opere rappresentano non solo massime espressioni pittoriche di due maestri dell'epoca, ma anche riflessioni teologiche sulla Passione di Gesù. "Si tratta di un confronto iconografico e spirituale che va oltre il tempo e lo stile", spiega la Direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, presentando la mostra. "Offrire ai visitatori l'occasione di ammirare due opere così dense di significati teologici e storici nella cornice di Castel Gandolfo è un'opportunità unica per valorizzare l'identità stessa delle collezioni vaticane: fedeltà alla tradizione, apertura alla ricerca".
Il Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini, cimasa superstite dell'antica pala di San Francesco a Pesaro (1475 circa), fu trafugata dai francesi dopo il Trattato di Tolentino (1797) e restituita all'Italia grazie all'intermediazione di Antonio Canova. Collocata nella Pinacoteca Vaticana dal 1820, l'opera è stata oggetto di recente di un restauro condotto nei laboratori vaticani, che ne ha restituito la raffinatezza cromatica e l'equilibrio compositivo, fondati su trasparenze, chiaroscuri e pigmenti preziosi come la lacca e il lapislazzuli.
Nel dipinto è rappresentato il gesto struggente di Maria Maddalena che, nel silenzio del sepolcro, unge le ferite del Cristo con un intreccio di mani che costituisce il punto focale della rappresentazione. Tra i vertici rinascimentali di questa iconografia, la cimasa di Bellini influenzò colleghi quali Antonello da Messina e Carlo Crivelli, divenendo un modello che si sarebbe imposto fino al Cinquecento con artisti tra cui Tiziano, suo principale allievo.
Ad accompagnare il Bellini in questa esposizione è il 'Cristo morto sorretto da angeli', dipinto dal Sodoma intorno al 1505, opera di proprietà della Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell'Orto di Roma e anch'essa restaurata in passato nei laboratori dei Musei Vaticani, che rappresenta una meditazione dolente sul corpo di Cristo, sorretto con devozione da quattro angeli. Il quadro "è stato dipinto nella prima maturità del pittore, intorno al 1505, dopo il soggiorno nella Milano di Ludovico il Moro alla fine del '400 e il successivo trasferimento nel 1501 a Siena, città in cui sarebbe vissuto pressoché stabilmente fino alla morte", afferma Fabrizio Biferali, Curatore del Reparto per l'Arte dei secoli XV-XVI dei Musei Vaticani. "Opera mai esposta in precedenza, il Cristo morto in pietà dell'Arciconfraternita di Santa Maria dell'Orto è da mettere in relazione iconografica con l'affresco del monastero di Sant'Anna in Camprena a Pienza, dipinto nel 1503-1504, mentre il modello principale per la figura di Gesù va individuato - spiega ancora - nella placchetta in bronzo del veronese Galeazzo Mondella detto il Moderno, scolpita a Milano intorno al 1500" riferimento che ne evidenzia il legame con la cultura figurativa padana e leonardesca. Secondo lo studioso "entrambe le opere si prestano a una lettura stratificata: da un lato l'approccio narrativo e compassionevole di Bellini, dall'altro la tensione dinamica e la forza vibrante della tavola del Sodoma. Una doppia meditazione visiva sulla Passione, capace di coinvolgere studiosi, fedeli e appassionati".
L'ingresso alla mostra è incluso nel biglietto ordinario del Palazzo Papale di Castel Gandolfo e il suo allestimento, accompagnato da pannelli didattici bilingui, è stato pensato per offrire un'esperienza contemplativa.
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