MADRID - Oumar è un ragazzo senegalese arrivato su un caicco all'isola di El Hierro, alle Canarie, nel novembre 2023, quando aveva 16 anni. Dopo essere passato per alcuni centri per migranti minori che nell'arcipelago ospitano oltre 5.000 ragazzi e bambini arrivati senza familiari in Spagna, Oumar ha finalmente trovato un'oasi di pace, nella casa in cui vive con una famiglia ospitante: quella di Emilia D'Agostino, la sua madre affidataria italiana, di 64 anni, che da 35 anni risiede in Spagna.
Emilia, attualmente in pensione anticipata, ha raccontato all'agenzia Efe di aver conosciuto Oumar quando lavorava come volontaria, insegnante di spagnolo in un centro di accoglienza della Croce Rossa e di essere rimasta colpita dalla voglia di imparare del ragazzo, nonostante non sapesse leggere né scrivere, perché lavorava in Senegal come pescatore dall'età di 13 anni. Fra loro nacque subito un legame e, dopo essersi informati sull'affido, Emilia con il marito proposero direttamente a Oumar di accoglierlo a casa loro.
"Mi hanno chiesto se mi andava di vivere a casa di Emilia e se la conoscevo e ho detto di sì, che era stata la mia professoressa... è stata una sorpresa, ero molto contento", ricorda Oumar, che giovedì compirà 18 anni. Ora vive a Madrid, ha una sua stanza, fa colazione con Emilia prima di andare a studiare, cucina e gioca a calcio nel tempo libero. La sera condivide le ricette senegalesi con la famiglia di accoglienza.
"La cucina è il nostro confessionale", racconta Emilia. Che descrive la convivenza come "molto positiva", benché all'inizio Oumar fosse "chiuso come un riccio", ma è andato gradualmente rilassandosi e fra di loro si è creato un legame più personale.
L'insegnante italiana, che lo definisce "un ragazzo molto disciplinato", assicura che per accogliere questi minori non servono grandi risorse economiche o una casa grande, ma molta empatia, un cuore e mente aperti e "l'antenna sempre sintonizzata" sui loro bisogni. E spiega, inoltre, che le pratiche per l'affido non sono state molto difficili.
Oumar è in contatto quotidiano con la sua famiglia d'origine, in Senegal, che è molto grata di sapere che Oumar è accudito in un nucleo familiare. "Mi sento molto supportato", dice il ragazzo, che tuttavia percepisce il razzismo nei riguardi dei minori migranti non accompagnati.
Emilia, a sua volta, esprime tristezza per la discussione sulla loro redistribuzione fra le varie regioni spagnole, inasprita dalla "strumentalizzazione" a fini politici. Si parla di grandi numeri, quando in realtà 4.000 persone - il numero di minori da redistribuire - non sono molte per la Spagna, un Paese di 49 milioni di abitanti, ricorda. La madre di accoglienza è convinta che molte famiglie si farebbero avanti per accoglierli, se avessero le informazioni giuste.
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