TORINO - Il ritiro dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) dall'istruzione internazionale e dallo sviluppo delle competenze in seguito agli ordini esecutivi della nuova amministrazione statunitense, "ha provocato la cancellazione di 396 programmi educativi in 58 Paesi, con gravi implicazioni per l'accesso, la qualità e l'equità dell'istruzione in tutto il mondo, in particolare per le ragazze, i rifugiati e le comunità emarginate".
È quanto emerge dal rapporto di Etf, la Fondazione europea per la formazione, 'Impact of Usaid Withdrawal on Global Education and Skills Development', che chiede "un'azione urgente e coordinata da parte degli stakeholder internazionali", invitando governi nazionali, fondazioni private, società civile e mondo accademico "a mobilitarsi collettivamente per rispondere alla carenza di fondi". Il rapporto rileva che Usaid "rappresentava il 30% dell'official development assistance globale per l'istruzione, e più della metà era convogliata attraverso programmi gestiti dall'Usaid.
I Paesi più colpiti - continua lo studio - sono Giordania, Egitto, Libano, Afghanistan e Malawi, dove l'Usaid ha svolto un ruolo cruciale nella riforma del sistema, nell'istruzione dei rifugiati e nell'accesso delle ragazze alla formazione". Secondo il rapporto dunque "il ritiro rischia di invertire i progressi verso l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4, di aumentare il divario di genere e di aggravare la disoccupazione giovanile.
Potrebbero seguire cambiamenti geopolitici, con altri attori come la Cina che potrebbero espandere la loro influenza negli aiuti all'istruzione".
Per questo, le azioni raccomandate comprendono aumento dei finanziamenti, rafforzamento del coordinamento multilaterale, tutela degli studenti vulnerabili e investimento in meccanismi di finanziamento innovativi come i social impact bond.
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