"Nei due giorni di massima
tensione con scontri con le forze dell'ordine fui bloccato in
seminario, da me veniva Amedeo Esposito, giornalista dell'ANSA
che in una occasione mi aiutò a scrivere un comunicato
dell'arcivescovo, monsignor Stella, molto amareggiato per quanto
stesse accadendo, nel quale si richiamavano i politici a non
dimenticare L'Aquila sottolineando che la democrazia ha le sue
pause". A ricordarlo è monsignor Giuseppe Molinari, lo storico
ed amato arcivescovo metropolita in pensione, aquilano doc
ordinato sacerdote nel 1962, parlando dei moti dell'Aquila del
1971, la sommossa popolare del 27 e 28 febbraio scoppiata per la
contesa con Pescara sul capoluogo e sulle sedi degli assessorati
della Regione appena insediata.
"Alcuni giornali tagliarono l'attacco alla politica -
sottolinea Molinari -: il famoso giornalista Remo Celaia,
scrisse che la democrazia ha pause e menopause. Ricordo che in
edicola apparve la locandina con un titolo: L'Aquila e Reggio
Calabria, due città una unica rivoluzione".
Molinari, 82 anni, a riposo nella casa della sorella
all'Aquila, è stato a capo della Curia aquilana dal 1998 al
2013. Dopo essere tornato da Rieti, dove è stato un vescovo
molto stimato, prima di assumere l'incarico di titolare era
stato coadiutore di monsignor Mario Peressin.
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