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Addio Rino Tommasi, cantore del tennis e del pugilato

Addio Rino Tommasi, cantore del tennis e del pugilato

Fece delle proprie passioni un lavoro, da Kinshasa a Wimbledon

ROMA, 08 gennaio 2025, 16:33

Alessandro Castellani

ANSACheck
Rino Tommasi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rino Tommasi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Inviato in 13 edizioni dei Giochi Olimpici, 7 edizioni del Super Bowl, 149 tornei del Grande Slam di tennis, oltre 157 trasferte negli Stati Uniti, con oltre 400 telecronache di pugilato.

 

Tutto questo spiega chi era Rino Tommasi, morto oggi a 90 anni. Ma non dice tutto, perché sono numeri che non sottolineeranno mai abbastanza la passione e la precisione di un uomo che è riuscito a fare di ciò che più amava il proprio lavoro, raccontando il grande tennis e soprattutto il pugilato nei suoi anni d'oro, quello delle notti insonni davanti alla tv. "Io e Gianni Clerici commentiamo le partite come due amici che si ritrovano davanti alla tv - disse una volta -, e ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi". Le sue telecronache di tennis in coppia con Clerici, due autentici mattatori del microfono da Parigi e Wimbledon, lo hanno fatto conoscere non solo agli appassionati della racchetta, mentre la sua inarrivabile precisione statistica (uno dei suoi soprannomi era 'computeRino') non era frutto di eccessiva pignoleria o nozionismo, ma di un approccio all'americana verso ciò che raccontava, convinto che i successi potessero nascere anche da quanto era evidenziato dai numeri.

 

Il pugilato, assieme al tennis che praticò da ragazzo vincendo due medaglie ai campionati mondiali studenteschi, era lo sport che più amava, e la telecronaca che fece del mondiale dei pesi medi Hagler-Mugabi, match 'selvaggio' e di emozioni non facilmente raccontabili, è rimasta nella storia delle televisione sportiva italiana. Della 'nobile arte', ancor prima di dedicarsi al giornalismo, Tommasi era stato anche organizzatore, riempendo con le riunioni della sua Itos (Italiana Organizzazioni Sportive) il Palasport di Roma. La lista dei campioni che ha seguito da promoter (all'epoca il più giovane d'Italia) è molto lunga, e comprende gente del calibro di Giulio Rinaldi, l'olimpionico di Roma '60 Franco De Piccoli, Sandro Lopopolo, Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi (Tommasi fu l'organizzatore della rivincita fra i due). Fuori dall'Italia è stato invece il cantore di Mike Tyson e dei suoi incredibili ko e delle sfide fra classe e potenza, e quindi Ray Sugar Leonard contro Roberto 'Mani di Pietra' Duran.

 

Ma era anche a Kinshasa a vedere Ali-Foreman, inviato della 'Gazzetta'. Dalla carta stampata alla televisione, dove - chiamato da Berlusconi a dirigere lo sport di Canale 5 - portò gli sport americani, Tommasi si è dimostrato sempre un Maestro, come lo definisce oggi la federpugilato, mentre il presidente del Coni Giovanni Malagò sottolinea che "è stato un protagonista indiscusso del nostro mondo". Non a caso, la lista dei premi e dei riconoscimenti che ha ottenuto in Italia e nel mondo è molto lunga. Ma Tommasi, figlio di quel Virgilio che per 13 anni detenne il record italiano di salto in lungo e partecipò a due Olimpiadi, non poteva che essere amante anche dell'atletica, mentre i panni del tifoso (ma senza darlo troppo a vedere) li vestiva solo quando gli capitava di seguire le partite dell'Hellas Verona, la squadra della sua città. Insomma, Rino Tommasi è stato l'uomo di una vita trascorsa seguendo le proprie passioni. "Forse ho visto troppo sport" è parte del titolo di un suo libro, e spiega perfettamente chi era.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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