L'ostaggio statunitense Idan Alexander è libero, dopo 584 giorni in cattività a Gaza. Omaggio di Hamas al presidente Usa alla vigilia della sua visita in Medio Oriente, da lui definita storica. Mentre Donald Trump saliva le scalette dell'Air Force One diretto a Riad, il soldato rapito è uscito dall'oscurità del tunnel dov'era stato trascinato il 7 ottobre 2023. Idan, ora 21enne, è il primo militare dell'esercito israeliano, maschio e in vita, ad essere rilasciato dal gruppo terroristico.
Restano prigionieri nella Striscia altri 13 soldati dell'Idf, otto dei quali sono stati dichiarati morti, tra cui due americani, oltre al tenente Hadar Goldin ucciso nel 2014. Una folla di persone alla notizia del rilascio è esplosa in applausi, abbracci e lacrime in piazza degli ostaggi a Tel Aviv e nel centro di Tenafly, in New Jersey, dove Idan è cresciuto.
Nella prima immagine diffusa dai notiziari, il giovane sembra stare bene, ma "ha avuto bisogno di aiuto per camminare", ha riferito al Jazeera. Più tardi, già in Israele, lui stesso ha raccontato di aver subito gravi torture e di essere rimasto ammanettato in una gabbia per un lungo periodo di tempo. Comunque, per il sergente maggiore Idan il percorso di recupero non seguirà il protocollo messo a punto dalle autorità: dopo gli abbracci con la famiglia, le visite mediche obbligatorie, gli incontri con l'intelligence, l'accoglienza degli inviati Usa nella base di Reem, partirà per Doha dove ad attenderlo ci sarà il presidente Donald Trump. Ad annunciarlo è stata la stessa famiglia Alexander, dopo l'arrivo in Israele della madre Yael lunedì mattina, accompagnata dall'inviato statunitense per gli ostaggi Adam Boehler.
I commentatori non hanno trattenuto il leggendario sarcasmo ebraico, commentando che l'amministrazione Usa ha chiesto ai leader di Gaza di evitare lo spettacolo del rilascio in mondovisione, così Trump potrà rubare la scena ai registi di Hamas, presentando il ritorno alla vita di Idan in Qatar come il risultato 'monumentale' del suo lavoro per la pace. La foto ufficiale di Trump con l'ostaggio libero sarà la prova sugli annali del successo del presidente a soli quattro mesi dall'insediamento. Ironie a parte, la riuscita della mediazione diretta tra l'amministrazione Usa e Hamas viene indicata anche in Israele come un trampolino per tornare ai negoziati, riportare gli altri rapiti in patria, far ripartire la tregua e riprendere la consegna di aiuti umanitari nella Striscia.
Il primo segnale di una ripresa dei colloqui è arrivato con una nota dell'ufficio di Benyamin Netanyahu: il team negoziale israeliano è in partenza per Doha. Dove dovrebbe fermarsi anche durante la visita di Trump. Un passo avanti che sembra essere stato deciso insieme con l'inviato americano, Steve Witkoff, arrivato in Israele per un lungo incontro con il primo ministro. Poi, in una telefonata il presidente statunitense ha ribadito a Bibi "l'impegno nei confronti di Israele e il desiderio di continuare una stretta collaborazione con il primo ministro". Tuttavia, il premier durante il meeting con Witkoff e l'ambasciatore Usa, Mike Huckabee, ha chiarito che i negoziati si svolgeranno "solo sotto il fuoco". Come dire, il piano approvato dal governo per espandere le operazioni dell'Idf a Gaza per il momento non viene sospeso.
"È un momento molto emozionante, Idan Alexander è tornato a casa. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla nostra pressione militare e alla pressione diplomatica esercitata dal presidente Trump", ha dichiarato Netanyahu: "I nostri obiettivi di guerra sono liberare tutti gli ostaggi e sconfiggere Hamas. Vanno di pari passo". Hamas invece ha colto al balzo le possibilità offerte dal negoziato diretto con gli americani: "Il rilascio è avvenuto dopo i colloqui con il governo Usa. Negoziati seri e responsabili porteranno risultati concreti nel rilascio dei prigionieri. Confermiamo la volontà di avviare immediatamente i colloqui per raggiungere un accordo globale per un cessate il fuoco duraturo e invitiamo l'amministrazione Trump a proseguire i suoi sforzi per porre fine alla guerra". Insomma, ora Hamas si rivolge direttamente a Trump per cercare di evitare la temuta escalation di Tsahal nell'enclave. In serata, dopo il breve cessate il fuoco per l'operazione di rilascio dell'ostaggio, i media di Gaza riferiscono che i raid dell'Idf sono ripresi.
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