L'affondo di Mps su Mediobanca non ha certo sorpreso il governo. Il piano era stato illustrato al Mef ed è risultato "convincente", come si evince dal plauso praticamente unanime che arriva dai vari fronti della maggioranza. Con cautela anche dalla Lega che nelle scorse settimane auspicava la nascita del terzo polo dall'unione dell'istituto senese con Bpm.
Dall'opposizione arrivano critiche dure dal M5s, che parla di un "governo allo sbando tra pistoleri della finanza", e decisamente più soft dal Pd, che chiede "massima trasparenza" augurandosi che non sia in atto "un risiko dettato da logiche opache di potere". Nell'esecutivo il primo ad esporsi è Antonio Tajani: "Tutte le iniziative di libero mercato sono benvenute. Siamo sempre stati per il libero mercato se serve a rafforzare il sistema bancario, che in Italia è già sano, più di altri". Il suo partito, Forza Italia, chiede "che lo Stato esca il prima possibile dal capitale di Mps". "Lavoriamo per un'uscita ordinata dello Stato", disse due anni fa Giorgia Meloni. E quella resta la direzione del governo, dove adesso si rivendica con orgoglio di aver risanato una banca fallita dopo complesse vicissitudini, e ora in grado di puntare al salotto buono della finanza italiana: dalle dichiarazioni in chiaro e dalle analisi riservate, si evince che questa operazione viene considerata in grado di creare valore non solo per chi ha lanciato l'Ops, perché non prospetta riduzione di personale o sportelli né sacrificio di asset, e si guarda al nuovo gruppo nascente come una garanzia a tutela della ricchezza e del risparmio degli italiani. "Dimostra come il sistema bancario abbia superato gli anni difficili in cui doveva essere salvato con i soldi degli italiani e oggi possa offrire opportunità agli italiani stessi", afferma il responsabile Economia di FdI, Marco Osnato. Tra gli osservatori politici e finanziari circola anche la lettura di una mossa funzionale ai piani di FdI e meno a quelli della Lega, che perorava la causa di un terzo polo bancario a trazione Mps-Bpm. Dal partito di Matteo Salvini arrivano pochi commenti, ma non negativi. "Direi che la cosa va seguita con interesse e non solo per Siena, ma per tutta l'Italia...", twitta Claudio Borghi. "Mi sembra - nota il sottosegretario al Mef e vicesegretario leghista Claudio Durigon - una grande operazione perché dà ancora più forza a un istituto di credito italiano. È presto per capire come andrà a finire e vedremo i dettagli, ma diciamo che non sono dispiaciuto".
Giancarlo Giorgetti è chiamato in causa da Benedetto Della Vedova (+Europa): "L'ad di Mps ha detto di avergliene parlato oltre due anni fa, spieghi se ha deciso lui, come socio principale o se ha avallato questa operazione. Non vorrei che sia andato contro UniCredit (nell'Ops preannunciata su Bpm) già avendo in mente di favorire la scalata di Mps a Mediobanca.
Il Tesoro non può fare il controllore e il protagonista". Tra le opposizioni, il commento del Pd sull'iniziativa di Mps, istituto storicamente legato alla sinistra, appare molto ponderato. Antonio Misiani da un lato sottolinea l'"esperienza particolarmente virtuosa" di Siena, dall'altro avverte: "Le operazioni di aggregazione vanno valutate positivamente se producono effetti positivi sotto il profilo industriale, occupazionale e finanziario. Non se diventano parte di un risiko dettato da logiche opache di potere e con un ruolo sempre più invasivo della politica".
Il Pd "vigilerà" e intanto chiama in Parlamento Giorgetti: "Gli chiederemo conto di tutto questo, a partire dagli obiettivi e dai criteri con cui l'esecutivo si vuole rapportare nei confronti di questa e di altre operazioni - come Unicredit-Bpm e Generali-Natixis". Più duro il M5s, con l'europarlamentare Gaetano Pedullà che accusa il governo Meloni di essere "ufficialmente il nuovo furbetto del quartierino" e il vice del Movimento, Mario Turco, che punta il dito contro "il far west della finanza". "Mps prova ad appoggiarsi ai soci forti Caltagirone e Del Vecchio per lanciare un'offerta su Mediobanca - spiega Turco -. Impossibile non vedere il riflesso di questo tentativo sulla partita Generali, di cui Mediobanca è il primo socio", "sull'operazione Generali-Natixis e sul tentativo di scalata di UniCredit a Banco Bpm". La ricetta del Movimento per Monte dei Paschi è esattamente opposta di quella degli azzurri: "Se veramente l'esecutivo vuole usare Mps in operazioni finanziarie, lo faccia salvaguardando e rafforzando la presenza pubblica".
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