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La tragedia del Natisone: 'In sei minuti i ragazzi sarebbero stati tutti salvi'

La tragedia del Natisone: 'In sei minuti i ragazzi sarebbero stati tutti salvi'

Il legale delle famiglie delle vittime: 'Una tempistica stabilita dalla perizia'

TRIESTE, 01 marzo 2025, 13:48

(di Francesco De Filippo e Lorenzo Padovan)

ANSACheck
Il disperato tentativo di un vigile del fuoco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il disperato tentativo di un vigile del fuoco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nuovi dettagli emergono nella tragedia in cui i tre amici Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Molnar morirono travolti dalle acque del Natisone in piena il 31 maggio scorso.

L'avvocato che assiste le famiglie dei tre ragazzi, Maurizio Stefanizzi, ha reso noto l'esito di una perizia secondo la quale "per salvare i ragazzi, l'elicottero avrebbe impiegato solo due minuti a testa". Vale a dire che, utilizzando verricello e ciambella, "in sei minuti sarebbero stati salvati tutti e tre". Ovviamente, "se fosse stato attivato in tempo utile". La perizia è quella agli atti nella ricostruzione fatta dai carabinieri e ora in possesso anche delle parti offese. 

 

"La tempistica è stata stabilita direttamente dalla perizia, redatta dall'esperto del Soccorso alpino, chiamato ad analizzare le manovre necessarie al tecnico di elisoccorso, che quel giorno era all'aerobase di Pasian di Prato ma che è stato allertato troppo tardi", aggiunge il legale. Il perito dall'osservazione delle fotografie della tragedia, si spinge a precisare che fino alle 14:06 si sarebbe potuto effettuare il soccorso traendo in salvo i ragazzi. 

Video Natisone, il vigile del fuoco prova a raggiungere a nuoto i ragazzi

E spiega anche come la manovra avrebbe dovuto essere eseguita: visto che il ragazzo in acqua fungeva da ancoraggio per le due ragazze, il tecnico soccorritore si sarebbe calato con il verricello entrando in acqua e, utilizzando la ciambella o il triangolo di evacuazione, avrebbe issato una delle due ragazze chiedendo al giovane di mantenere la presa sull'altra ragazza. Poi, avrebbe potuto ripetere analoga manovra con quest' ultima e infine con il ragazzo.

Addirittura, il perito considera l'ipotesi che, messa in salvo la prima ragazza, la situazione fosse diventata ancora più pericolosa dunque non esclude che il soccorritore, d'accordo con il pilota, avrebbe potuto issare contemporaneamente la seconda ragazza, il ragazzo e, ovviamente, se stesso. L'avvocato Stefanizzi punta il dito sulla eccessiva rigidità dei soccorsi, tale da rendere la 'macchina' legnosa e lenta: "Ci aspettiamo che il processo chiarisca questo aspetto e sia utile quanto meno a un aggiornamento dei protocolli, affinché quei tre giovani non siano morti invano".

Per il legale il personale in servizio nelle centrali operative è stato "troppo attento al rispetto delle procedure perdendo di vista il senso della propria funzione: come si può definire un semplice soccorso tecnico e non sanitario qualcosa che può evolvere in pochi minuti in una tragedia? Quando c'è una richiesta di aiuto tempo-dipendente deve per forza essere classificata come pericolosa per le persone coinvolte. Invece, si sono persi minuti decisivi facendo decollare elicotteri lontanissimi, invece del velivolo di stanza a pochi minuti dalla tragedia". Quella dell'esperto del Soccorso alpino non è la sola perizia: nella relazione dei carabinieri è allegata alla chiusura indagini della Procura di Udine, anche una ricostruzione affidata alla Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Bolzano. Questa, dopo una simulazione svolta sul campo, ha stabilito in 8 minuti e 30 secondi il tempo necessario "per il prelievo dei tre ragazzi, dal momento del decollo dell'aeromobile (con motori già avviati), dalla base di Pasian di Prato, al ponte Romano di Premariacco, lungo il Natisone". La prima chiamata al 112 di Patrizia Cormos risale alle 13.29; il torrente ha travolto i ventenni alle 14.10.  

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