In Romania, dopo il trionfo al primo turno delle presidenziali di George Simion, si guarda con crescente attesa al ballottaggio nel quale il leader dell'ultradestra dovrà affrontare il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, politico centrista indipendente e su posizioni riformiste e filoeuropeiste.
Lo scarto di voti è stato enorme - il 40,9% per Simion rispetto al 20,9% per Dan che ha superato di un soffio il candidato di governo Crin Antonescu. fermatosi al 20,3%. Un insuccesso quello di Antonescu che ha indotto il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu ad annunciare le sue dimissioni, sostenendo che l'attuale coalizione di governo del Psd con i liberali del Pnl e la minoranza ungherese (Udmr) non ha più legittimità.
Il risultato delle presidenziali - analogo a quanto avvenuto cinque mesi fa con l'altro estremista di destra Calin Georgescu, la cui vittoria al primo turno era stata poi annullata dalla Corte costituzionale - torna dunque a spaventare l'Europa. Si tratta dell'ennesima conferma di una Romania profondamente divisa, dove le due visioni in campo - quella ultranazionalista e sovranista di Simion e quella europeista e istituzionale di Dan - si confronteranno in un uno scontro diretto il 18 maggio.
La figura di George Simion, ammiratore di Trump, filorusso e critico di Ue e Nato, continua a polarizzare il dibattito politico, non solo quello interno. La sua vittoria ha avuto infatti ampia eco a Bruxelles, ma anche in Italia. Esulta Matteo Salvini, per il quale "in Romania il popolo ha finalmente votato liberamente, con testa e cuore: con buona pace dei signori di Bruxelles e dei loro sporchi trucchi". Cauta invece la reazione del ministro degli esteri, Antonio Tajani, secondo il quale "la Romania è un Paese libero, e vedremo come andrà il ballottaggio".
Per contrastare Simion, accanto alla auspicata alleanza tra Dan e Antonescu, un elemento chiave nelle prossime due settimane sarà la redistribuzione dei voti ottenuti da Victor Ponta, ex primo ministro socialdemocratico convertitosi a visioni nazionaliste che ha ottenuto poco più del 13%. Pur avendo condotto una campagna meno visibile rispetto ai candidati principali, Ponta - che potrebbe risultare l'ago della bilancia - ha intercettato consensi in parte trasversali. Non è detto che Ponta si schieri apertamente, ma i suoi elettori potrebbero rivelarsi determinanti. Simion spera in un travaso naturale da quell'area, rafforzando il suo fronte identitario, Dan invece potrebbe convincere una parte dell'elettorato di Ponta presentandosi come unica alternativa possibile a un presidente considerato divisivo e ostile alle libertà civili.
Da oggi, dunque, parte una corsa contro il tempo. Entrambi i candidati cercheranno di allargare il proprio fronte: Dan potrà contare sul possibile sostegno formale o tacito della coalizione di governo, Simion, invece, punterà a rafforzare il sentimento anti-sistema e anti-élite, cercando di presentarsi come il vero interprete del malcontento popolare. Determinante alla fine potrebbe rivelarsi anche il voto all'estero, soprattutto per Dan che ha raccolto consensi significativi nella diaspora. L'Italia, con quasi 175.000 votanti, è risultata il primo Paese per numero di elettori romeni fuori confine.
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